Le credenze popolari sui funghi - parte 1
Gli usi e consuetudini, inizia così questo viaggio tra i luoghi comuni che riguardano i funghi.
I funghi così affascinanti e misteriosi, non potevano certo essere esenti da credente popolari, credenze molto pericolose specifichiamolo sin da subito.
1. La prima credenza popolare da sfatare è che i funghi assorbano ogni veleno dal terrreno e quindi, ancora oggi, qualcuno crede che, tutti i funghi raccolti in alta montagna o in boschi non contaminati dalla presenza umana, siano innocui.
NON E' VERO!!!
Questa credenza ha radici antiche, già Plinio nel I sec. dC, noto per i suoi studi in campo naturalistico e autore di "Historia naturalis" (37 tomi), approposito dei funghi scriveva che: - i funghi diventavano velenosi qualora nascessero in terreni con chiodi di scarpa, bottoni di ferro o attrezzi arrugginiti e panni velenosi.-
2. La seconda credenza popolare fantasiosa da sfatare è che i funghi velenosi cambino il colore della carne da crudi o da cotti.
E' FALSO!!!
Pier Andrea Mattioli, medico del ‘500, assicurava che:
- “le persone avvedute distinguono benissimo i funghi velenosi quando li preparano per la cottura. Infatti essi, tagliati, cambiano il loro colore più volte. Quando si spezzano diventano prima verdi, poi di color rosso nerastro e quindi blu scuro, che alla fine si converte in nero”. -

Ed ecco come è nata l'abitudine di inserire qualcosa di bianco in cottura (una cipolla, della mollica di pane o l'aglio) perchè il cambio di colorazione era logicamente più evidente. Che questa sia una credenza popolare è evidente anche dai due colori utilizzati dall'esimio medico per descrivere il cambio di colorazione (virata), il verde, considerato anticamente color della pazzia e della disperazione ed il nero, colore della morte e del maligno.
3. La terza credenza popolare discutibile riguarda il possibile annerimento di oggetti di argento o rame che vengono cotti con i funghi ….
E NON SERVE A NIENTE!!!
Giuseppe Pitrè, un medico, nel 1870, a proposito dell' avvelenamento da funghi scriveva:
- “La vera cura è prevenire l’avvelenamento stesso assicurandosi dell’innocuità dei funghi. A tal’uopo per sincerarsi se siano o no velenosi, si bollisce con essi un cucchiaio d’argento. Se il cucchiaio annerisce, son velenosi; se no, no.” -

Anche questa credenza è arrivata fino ai giorni nostri.
In alcune zone d'Italia, fino al secolo scorso non era insolito che, quando i funghi venivano cucinati, nella pentola si inserissero o un cucchiaio d'argento o di stagno o delle monete di rame. Qualora questi oggetti si fossero ossidati, i funghi sarebbero stati velenosi.
Specifichiamo che sebbene il rame per rilasciare residui tossici debba essere ingerito in grandi quantità e sopratutto raggiungere temperature elevatissime, le monete, tutte, non sono propriamente igieniche.

4. La quarta credenza popolare è forse la più CRUDELE tra tutte.
Si tratta dell'assurda e pericolosa usanza di testare i funghi dandoli in pasto agli animali domestici.
Non credo sia necessario specificare che il cane o il gatto di casa, hanno una resistenza ben diversa da quella umana agli alimenti e quindi, tentare di utilizzare i nostri compagni di casa come cavie, oltre ad essere oltremodo spietato è da incoscienti.
E poi, spesso i sintomi potrebbero essere visibili in 3-4 giorni (in realtà fino a 20 giorni) quindi, oltre che perverso ed inumano è anche inutile.